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MANIFESTO - LOVE MORE

Pubblicato nell' Ottobre 2021 su I-D italy - Articolo intero/full here


Abbiamo vissuto sei anni a Berlino (più o meno dal 2013 al 2020). Sei anni intensissimi, sia dal punto di vista lavorativo che dal punto di vista personale.

Berlino è un luogo unico, una città che ti mette a confronto con una moltitudine di situazioni e di culture differenti, dove si impara tanto. Una metropoli dove la vita può comunque scorrere a ritmi moderati, dove il peso della storia terribile che l'ha caratterizzata si mescola con la voglia di creare un mondo migliore, dove tutti devono avere uno spazio. La scena creativa è libera e slegata dagli schemi, ed entrate in contatto con altre menti creativi è molto piu fluido, perchè in generale non ci si approccia agli altri con le sovrastrutture che (ahime) spesso in italia si trovano.

Quando abbiamo cominciato a pensare di voler tornare sull'isola -più o meno nel 2018- , il primo pensiero (o la prima preoccupazione) era rivolta al nostro lavoro.

Avevamo entrambe due carriere definite e stabili, il progetto Narènte non aveva un nome e una forma, di fatto il nostro lavoro fotografico doveva incastrarsi nel poco tempo che rimaneva dai rispettivi lavori "principali " (Franco assistente di Pilati, lucio per un agenzia di modeling). Così l'idea di tornare si legava sempre di più al voler far fluire al massimo tutta la nostra necessità creativa, e ci siamo interrogati a lungo su come potesse accadere scegliendo di stare in un luogo cosi lontano e dissociato dai centri nevralgici della moda.

La risposta è semplice seppur complessa: tutto l' immaginario creato sarebbe stato legato al territorio.

Non volevamo (e non vogliamo) essere un ennesima realtà che si trova a fotografare modell* a caso alla ricerca di styling che bramano nomi di grandi brand per il tag giusto, scattati in asettici studi fotografici.

Non vogliamo essere una goccia in mezzo al mare. Vogliamo costruire un mondo visivo, legato a doppio nodo al luogo nel quale si sviluppa. Ed è cosi che nasce NARENTE (dal sardo, colui che narra).

L'idea era (ed è) quella di creare un brand visivo, una cosa molto più organica e strutturata del semplice atto di fotografare, ma ogni immagine doveva essere frutto di una ricerca, di una composizione creata da noi, composta da volti che avremmo ricercato sull'isola, location scelte dai nostri continui giri sul territorio, possibilmente styling creati al più possibile con risorse del territorio (designers presenti, nostro archivio e col tempo pezzi creati direttamente da noi). Creare un immaginario complesso e multiforme, non pensare al nostro lavoro in funzione di brand, magazine o clienti ipotetici, ma piuttosto portare questi ultimi a voler essere parte di questo immaginario. Concederci il "lusso" di creare per il piacere di creare, senza dover rispondere alla richiesta creativa di nessuno, o stare agli schemi di un sistema che per i suoi meccanismi intrinsechi spesso e volentieri toglie molta energia all atto creativo.

Nasce cosi, dopo il primo anno sull' isola, l'esigenza di raccontare cosa stava succedendo, e cosa Narente fosse realmente in quel momento.

Un progetto video, che raccogliesse tutti i volti che avevamo scoutato nel primo anno sull'isola, che avesse come location gli spot del territorio che abbiamo scoperto negli anni, e che abbiamo sempre visto come "set ideali". Dare ad ogni individuo che partecipava al video un identita di styling.

Raccontare la nostra poetica, legata molto alla suggestione dell isola nelle sue sfaccettature (dal paesaggio rurale alle architetture decadenti rimaste dalla storia mineraria, i vecchi bunker del dopoguerra etc), ma anche delle incursioni dal sapore più urban, ed esprimere il nostro legame con il concetto di metropoli che ci portiamo dietro da Berlino.

La prima cosa da fare è stata trovare un video maker che avesse voglia di imbarcarsi in questo progetto con noi. Entriamo cosi in contatto con Pierfrancesco Carta.

Di fatto le riprese del video sono durate dal febbraio all Ottobre del 2021, dovendo considerare tutti gli spostamenti per le locations, ed il fatto che per ogni partecipante (18 circa) pensassimo di volta in volta come lo avremmo voluto rappresentare.




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